Perché ci sono delle cose che un professionista della voce sa fare.
La comunicazione incisiva, l’espressione creativa, il carisma, sono solo alcuni aspetti delle infinite possibilità che ha la voce umana. Sono caratteristiche che si possono imparare, esercitare, potenziare. Lo speakeraggio professionale richiede capacità che attengono alla tecnica, al talento vocale, al saper cogliere le diverse sensibilità del testo: per esempio esprimere l’essenza di un brand con una frase di poche parole, non annoiare durante una lunga descrizione, dare la giusta espressività a ogni frase mettendo in evidenza i concetti più importanti. Il voice over talent riesce a potenziare gli effetti delle parole usando tono, ritmo, intenzione.
Cosa vuol dire “avere una bella voce”
Il timbro della voce distingue una voce da un’altra e permette di dire in modo soggettivo “questa è una bella voce” o “questa è una brutta voce”, ma la bellezza vocale di un voice over talent si deduce da diversi elementi:
Pronuncia: un Italian voice talent ha studiato dizione e non ha inflessioni, non ha difetti di pronuncia (per esempio non ha la erre moscia o sa dire correttamente il gruppo gl, dice aglio e non aiio) né patologie dell’apparato fonatorio (come il suono nasale che si chiama rinolalia).
Articolazione: non trascura nessuna parola, le articola tutte dando importanza a ognuna, pronunciandole nitidamente anche quando è necessario pronunciarle velocemente.
Dinamicità: sa giocare con l’altezza, l’intensità e la velocità della sua voce per dare colore alla narrazione.
Naturalezza: evita di impostare troppo la voce per non risultare finto. Un professionista sa usare la naturalezza dell’enunciato per far passare meglio il messaggio e lo usa per mettersi in relazione con chi ascolta.
L’intenzione: sa mettere accenti “armonici” che cambiano il senso, la logica, la direzione di un messaggio.
L’italiano: tra lingua standard, dialetti, accenti, inflessioni e intonazioni
C’è un altro motivo molto importante per cui dovresti scegliere una voce professionale italiana. Se andassi in qualsiasi parte del mondo e chiedessi alle persone per strada quale lingua si parla in Italia, tutti risponderebbero: l’Italiano! Ma è davvero così?
L’italiano standard è la lingua ufficiale che tutti comprendono ma in Italia si parlano 24 lingue territoriali e infiniti dialetti. Non solo: chi parla l’italiano lo fa spesso con accenti, cantilene e parole tipiche della sua regione.
Lingue d’Italia e dialetti
Non c’è nessun altro paese, all’interno del panorama europeo, ricco come l’Italia in quanto a varietà del patrimonio linguistico. Oltre alle lingue territoriali esistono i dialetti, vere e proprie lingue con una loro grammatica, un loro lessico e spesso una letteratura. Sono lingue che noi italiani amiamo molto e che ci tramandiamo di generazione in generazione, perché fanno parte della nostra storia e del nostro territorio.
Quando i dialetti italiani si manifestano allo stato puro, succede spesso che non ci capiamo tra di noi: se un siciliano parla la sua lingua, un milanese non lo capisce e viceversa!
Accenti, inflessioni, suoni
Anche quando il dialetto non si manifesta allo stato puro lascia delle tracce più o meno profonde negli accenti, nella pronuncia dei suoni, nell’inflessione e nella cadenza. È come se ci fosse una “patina” di dialetto distesa sopra un fondo comune di lingua italiano.
Per esempio nei dialetti del Nord Italia è facile trovare l’inversione dell’apertura delle vocali “e” ed “o” rispetto all’italiano standard. Un milanese, ad esempio, dice che sta “béne” invece di dire che sta “bène” e si chiederà “perchè?” invece di “perché?”.
A Roma e dintorni si tende a raddoppiare le consonanti occlusive un po’ ovunque: la parola “sabato” per un romano si pronuncia “sabbato” o la parola “colazione” per lui si pronuncia “colazzione”. Anche se poi inspiegabilmente per certe parole gli succede esattamente il contrario: “guerrra” diventa “guera” e “terra” diventa “tera”.
I dialetti dell’Italia meridionale hanno altre caratteristiche: oltre ad avere le vocali tutte aperte, pronunciano la /s/ intervocalica sorda. Per esempio, la parola isola si pronuncia /’izola/ con una /s/ sonora, ma in meridione viene pronuncia /isola/ con una /s/ sorda.
Anche per quanto riguarda le strutture intonative e i suoni abbiamo delle differenze: al Nord-Ovest, il Piemontese ha risentito dell’influsso francese, il Genovese ha una sonorità che ricorda il Portoghese, nell’Italia del Nord-Est ci sono il Veneziano, il Ladino e il Friulano che hanno decine di versioni diverse a seconda delle vallate in cui vengono parlate e che spesso mostrano di aver subito l’influenza del tedesco.
Per questo chi vuole parlare l’Italiano standard deve eliminare la cadenza dialettale e studiare le regole di ortoepia per imparare a pronunciare correttamente le parole in italiano.
Un voice over talent parla e registra in italiano standard, senza nessuna inflessione regionale (a meno che non sia richiesta dal testo), senza cantilena, con gli accenti corretti delle vocali, con tutti i suoni giusti delle consonanti.
Beh, che fai, inizia subito a pensare al tuo progetto con una voce italiana professionista: